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Ilos
presenta
BAMBOLO DI BABBO
Spettacolo comico-satirico
di e con Mauro Salis
Questa produzione di Ilos Teatro nasce dalla collaborazione con l’attore comico nuorese Mauro Salis. Lo spettacolo ci porta in un mondo conosciuto, quello della coppia alle prese con la gestazione e la nascita di un figlio, facendocelo osservare con occhi diversi e divertiti e spingendoci ad afferrare il senso di un mondo reale che, davanti ai nostri occhi, diventa surreale. Affrontare, in modo ironico e leggero, temi drammaticamente seri, non è mai facile; Mauro Salis ci riesce, conducendoci, con un sorriso e una risata, ad una seria riflessione, anche su argomenti delicati, legati alla storia delle donne. Partendo dalle false verità e le false credenze che ci accompagnano sin dai primissimi momenti della gravidanza (“se la pancia è a punta sarà sicuramente un maschio”), cerca di far emergere ed enfatizzare le contraddizioni e gli aspetti paradossali che costituiscono la base di un’educazione, una cultura e una società come la nostra che ancora fatica a riconoscersi e mostrarsi tollerante.
AnfiteatroSud
presenta
atto unico liberamente ispirato a “Le Serve” di J. Genet
drammaturgia e regia Susanna Mameli
con
Marta Proietti Orzella – Antonia
Elisa Pistis – Speranzedda
musiche Paolo Fresu
videomapping e realtà aumentata Michele Pusceddu e Francesco Diana
scene Susanna Mameli
Siamo nella tana de s’Accabadora. La sua serva, mentre sistema e rassetta la stanza, racconta i fatti della padrona. Attraverso il filtro dei pettegolezzi e dell’amore-odio della serva verso la sua padrona, ecco levarsi l’immagine castigata di Antonia, ora come levadora, ora come incantadora e infine accabadora. Levatrice, donna delle medicine, donna che pone fine alle sofferenze dei moribondi, ma anche figura crepuscolare solitaria, sfuggente e schiva. Si sa che da fanciulla fu abbandonata sull’altare sotto lo sguardo armato dei fedeli. Si dice di come i fiori le si appassirono in volto, si racconta di come nessuno osò fermarla e della mano pietosa che fece cigolare la porta della chiesa, consegnandola alla luce divorante del mezzogiorno.
Il cielo bisogna guadagnarselo, e Antonia si fa serva e missionaria degli uomini in terra, affaticandosi a fare quello che nessuno vuole o ha il coraggio e la forza di fare: aiutare a nascere e morire.
La “serva” e la “padrona” si cavano i peccati dall’anima con crudele affetto, uno ad uno, fino a che la serva rivela il gioco orrendo e chiede la Pietà che Antonia ha sempre reso altrove. Ma per Antonia, questa volta, è diverso.
Note
Accabàdora: dalla lingua sarda accabare = finire, terminare, dare fine.
In questo lavoro l’autrice Susanna Mameli ha cercato di mettere a fuoco il lato umano e personale di una figura cosi crepuscolare e sfuggente, ma storicamente reale, come quella di sa femmina Accabadora. Così veniva chiamata la donna che in passato, come sostengonoanche gli ultimi studi sul tema, si occupava nelle comunità della Sardegna di dare non solo la vita, come levatrice, e il sollievo della guarigione, come donna di medicina popolare, ma anche la “bona morte”, quando ormai la malattia non lasciava via di scampo.
La fautrice tollerata di eutanasia nel passato diventa oggi personaggio di straordinaria attualità per i legami con i dilemmi etici del presente. Così, il testo, liberamente ispirato a Le serve di Jean Genet, con le scene minime ed essenziali, risolve l‘azione teatrale nel rapporto tra Antonia e sua sorella, rispettivamente interpretate da Elisa Pistis e Marta Proietti Orzella. Una relazione che è una finzione nella finzione e che lascia trapelare lentamente la verità atroce sulle loro vite.
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